(Radeberg- Dresda 1968 nato) GP 62 (Loch-buco), 2003, intitolato, firmato e datato Scheibitz 03, vinilico, guazza, evidenziatore su tela fissato su fondo cartonato, 213 x 157 cm , con cornice, (PS)

Provenienza:Galerie Sprüth Magers, Berlino "I quadri che conosco di Thomas Scheibitz sono traparenti nella loro esecuzione ma misteriosi nella loro costruzione. A volte c’è un motivo, per esempio la facciata di una casa e tuttavia tale motivo non determina il dipinto. Ben più decisivo è il modo nel quale quel motivo produce spazio tutta una serie di altre figure in una ariosa addizione di frammenti. (…) La cosa più stupefacente sono però i colori che ricordano la coloritura fragile e chiara delle porcellane sassoni. Nella loro diluita stesura sono colori che rimangono immutati nella propria trasparenza.Questa trasparenza porta a una pienezza di luce nei dipinti di Scheibitz. Essi sono pregni di questa luce e sono convinto che la loro snella costruzione formale contribuisce al pieno dispiegamento della misteriosa potenza di quel colorito chiaro. (...) Sono dipinti questi di un tipo che non ho mai visto prima, una nuova generazione di forme pittoriche. Da sempre, fin dall’inizio della sua esistenza il mondo figurativo dei dipinti è collegato al mondo, alla terra, alla natura e alla forza di gravità. Ciò che è dipinto è trattenuto al suo posto sulla superficie, anche quando sia delicatissimo come in Tiepolo, dalla propria densità e pesantezza. Questo tipo di peso nel senso di compattezza interna non è rintracciabile nei dipinti di Scheibitz, quasi come se la relazione alla realtà scorresse lungo uno specchio. Il mondo figurale è fluttuante riflesso: Fata Morgana. Oppure: il caleidoscopio è in effetti uno schermo tremante, ronzante, luminoso – il peso dissolto in milioni di pixel, quindi sradicato e nuovo." (Rudi Fuchs, in: Catalogo della mostra Stedelijk Museum Amsterdam, Thomas Scheibitz, Bannister Diamond, Amsterdan 6-10/2-12-2001, pagina 3 e seguente)